Tutto casa, ufficio e computer

da "Capital"

Tutto casa, ufficio e computer

di Giuseppe Meroni

Telelavoro? La parola magica è forse già superata prima ancora di nascere. E mentre si fa un gran parlare della sperimentazione del lavoro a casa per 7 mila impiegati inglesi della British Telecom o per qualche migliaio di statali italiani, gli esperti si interrogano sulla vera rivoluzione dei prossimi anni:l'e-work, l'electronic work, cioè il lavoro via Internet. "Perché", si spiega Angelo Failla, 42 anni, responsabile del settore Studi e Ricerche della Fondazione Ibm, "è proprio vero quanto diceva 80 anni fa l'economista Alfred Marshall". E cosa diceva l'insegnante prediletto da Keynes? "Sosteneva che l'importanza di una nuova idea destinata a provocare cambiamenti epocali, non e quasi mai compresa in pieno dalla generazione che l'ha prodotta". Proprio quello che, secondo i guru del settore, sta accadendo ora per quanto riguarda la comprensione delle potenzialità delle nuove tecnologie. Dice Failla: "Ci sono troppe illusioni ottiche; ci si ferma alla suggestione giornalistica. La verità e che il lavoro, tutto ciò che si intende per lavoro, cambierà pelle e sostanza. E l'avvento dell'e-lavoro ribalterà il mondo: spariranno categorie professionali; ne nasceranno altre; muteranno i ritmi e i sistemi di vita fin nella più minuta quotidianità; e la mentalità delle persone, la stessa coscienza, si collocherà su nuovi territori. L'e-commerce e l'e- business sono solo due capitoli di questa storia. E il telelavoro, di cui tanto si parla, occuperà, forse, un capoverso". Si tratta di una convinzione diffusa. Marco Maiocchi ha 53 anni. Nel 1978 fondò con due colleghi del Politecnico di Milano (Roberto Polillo e Alberto Cazziol) la Etnoteam, società per la soluzione dei problemi d´impresa attraverso le tecnologie informatiche. Oggi Etnoteam, presieduta da Roberto Galimberti, fattura con 550 collaboratori oltre 90 miliardi e punta alla quotazione in Borsa entro l'anno. Esattamente come la controllata I.net (fondata nel '94 e della quale il finanziere americano George Soros ha appena rilevata il 20%), che prevede per l'anno prossimo un giro d'affari di 80 miliardi: Maiocchi illustra lo stato dell´arte con un esempio.

Il DONO DELL'UBIQUITÀ
"Questa mattina", dice, "ho preso un caffè al bar. Poi sono andato in ufficio. Ho letto la posta e le relazioni che erano sulla mia scrivania. Ho scritto risposte e riunito i collaboratori. Più tardi, con la mia assistente, ho organizzato l'agenda per domani. Sono poi andato in archivio a fare una ricerca, per la quale ho consultato anche tre esperti. Ho acquistato dei libri e prenotato il biglietto aereo,l'albergo e l'auto per il fine settimana. Ora tornerò al bar per un aperitivo". Una giornata normale? Non proprio. "La novità ", dice Maiocchi, "è che l'unico luogo fisico certo in questa storia è il bar. Tutto il resto, ormai, non corrisponde più a un luogo fisico o a un tempo preciso. L'uomo ha acquistato il dono dell'ubiquità, ha realizzato la disintermediazione dello spazio e del tempo. E il senso delle metafore è cambiato. Se dico a un collaboratore di lasciare qualcosa sulla mia scrivania, sa bene che parlo del mio computer portatile. Se c'è una riunione, è certo una conferenza informatica. L'archivio è tutto ciò che è accessibile al mondo attraverso la rete. "Chiamarsi" significa colloquiare via e-mail, più efficace e meno intrusivo del telefono". Cambia la forma, ma soprattutto esce stravolta la sostanza del lavoro. "Parlare di un orario di lavoro, di un ufficio, dei consueti sistemi di controllo della produttività o dell'efficienza, di padroni de di dipendenti diventa non solo inadeguato ma addirittura privo di senso", dice Maiocchi. "Il controllo tradizionale della produttività è finito. Si lavora solo per obbiettivi. Il futuro è nel Total quality management. Tutto questo porta all'allargamento del concetto di partecipazione. Quello introdotto dalla rete è un cambiamento culturale globale, a partire, per esempio, dalle radici stesse del diritto del lavoro".

LAVORARE SEMPRE E OVUNQUE
Può sembrare quindi paradossale, ma l'e-lavoro sembra andare proprio in direzione opposta a quella del telelavoro. Altro che lavoro a domicilio. La prospettiva è l'esatto contrario: poter lavorare sempre e ovunque, con una capacità di raccordo e di interazione totale e un livello di coinvolgimento (che significa anche motivazione) in impennata verticale. "Anche perché", dice Giovanni Pedde, direttore generale per l'Italia della Paramount, "il vero momento di apprendimento e di sfida è nel contatto umano. E le moderne organizzazioni, soprattutto quelle di matrice nord americana, considerano il lavoro di squadra e la funzione carismatica del capo come elementi imprescindibili". La rete, insomma, più che come strumento tecnologico per creare un lavoro periferico,evolverà in direzione opposta: immergere in pieno l'attività individuale, libera dai vincoli dello spazio e del tempo, nel grande magma di tutto quanto, ovunque, è in grado di dialogare e interagire, in una incessante, e veramente globale, pulsione. "Proprio per questo",dice ancora Failla,"le realtà economiche che non si collocheranno in rete non solo non si espanderanno, ma in tempi relativamente brevi non avranno più le condizioni per sopravvivere. Tutto, dalle informazioni alle risorse, è ormai in rete. Ed è qui che passa non tanto l'informazione quanto l'organizzazione. Naturalmente a patto che se ne faccia un uso consapevole, efficace e intelligente ", al di là di quello attuale, che vede spesso il sito web come una semplice vetrina, o Internet come casella postale. Qualcuno, a cimentarsi in queste nuove dimensioni, ci sta già provando. E Capital ha selezionato tre storie esemplari, senza confini e tutte italiane.

UN NAPOLETANO DI RICAMBIO
Prendete un napoletano che a Napoli decide di non stare " perché per lavorare, almeno fino a qualche anno fa, o scendevi a compromessi con politici o a patti con la camorra". Trasportatelo in una linda cittadina alle porte di Monaco di Baviera; fatelo lavorare per una dozzina d'anni nel settore della robotica. Infine dategli una solida conoscenza del mondo dell'informatica e fatelo tornare napoletano, almeno dal punto di vista creativo. Il risultato del cocktail è Vincenzo Marino, 42 anni, l'inventore del primo servizio telematico globale per la gestione degli approvvigionamenti e dei pezzi di ricambio industriali. Detta così sembra una storia semplice. Ma il risultato promette di essere per le imprese ancora più dirompente di quello che, per gli appassionati di lettura, è la Amazon di Jeff Bezos (Capital, marzo 1999). "Qualsiasi azienda in qualsiasi parte del mondo", dice Marino, "può fin d'ora ordinare tramite noi un componente industriale necessario alla produzione o alla manutenzione dei propri impianti, e riceverlo in tempo variabile da poche ore a un massimo di due giorni". In pratica il sistema UNITEC (questo il nome della società di Marino), consente di entrare in contatto con alcune migliaia di magazzini di altrettante aziende, selezionare con un'unica procedura quello che serve, autorizzare l'ordine di acquisto. Da questo momento è UNITEC che provvede al reperimento della merce dalle diverse provenienze e alla consegna. Con il vantaggio, per l'acquirente, di effettuare un unico ordine, di operare nella lingua nazionale, e soprattutto di ricevere alla fine un'unica fattura. "Ogni singolo ordine di acquisto", spiega Marino, "costa a un'azienda da qualche centinaia di migliaia di lire a un paio di milioni. Non ha importanza che esso riguardi una singola vite o un intero container. Sono le procedure interne agli uffici acquisti, le forme di controllo, i possibili contrattempi a rendere i costi così elevati". E Marino garantisce un risultato: un risparmio per l'azienda, pari almeno al 50%. "In campo industriale", dice, "i veri risparmi si possono ormai realizzare più negli uffici che nei processi produttivi, già razionati al massimo". Per questo è in crescita verticale il numero delle società ( tra le altre Ilte, Piaggio, Iveco, Michelin, Bridgestone, Teksid) che non solo si rivolgono a lui per l'acquisto dei ricambi, ma anche per la gestione degli approvvigionamenti legali al normale ciclo produttivo.

MAGAZZINI VIRTUALI
Così i risparmi sono anche su altri versanti. Marino sta infatti costituendo i primi magazzini virtuali d'area. "Ogni azienda", spiega, " effettua ingenti investimenti nel magazzino dei pezzi di ricambio. E spesso, in uno stesso distretto industriale, aziende simili hanno scorte analoghe. Noi mettiamo le singole disponibilità in rete, rendendole intersecabili in caso di necessità. Il nostro lavoro è così anche quello di rintracciare il pezzo che serve da chi l'ha di scorta e non lo usa, girarlo immediatamente a chi ne ha bisogna, e rimpiazzare in poche ore il vuoto creato nel magazzino originario. In questo modo calano gli investimenti individuali e migliora per ciascuno la garanzia di potere disporrei ciò che gli serve in emergenza". Con la stessa filosofia nascerà anche un consorzio virtuale d'acquisto. UNITEC infatti può accorpare ordini omogenei della più diversa origine, spuntando prezzi migliori. Così nella sede di Gersthafen , tra batterie di computer che animano un sistema logico autonomo una vetrina di specialisti ( in gran parte italiani e destinati a raddoppiare entro l'anno) porteranno quest'anno il fatturato ( che era di 10 miliardi nel 1998) a oltre 50 miliardi.

IL TIPOGRAFO DEL WEB
A innovare sono sempre stati abituati. Fin da quando, negli anni 50,Adolfo Frigoli decise di trasformare una piccola categoria del paese (Castrezzato; nella bassa bresciana) in tipografia, via via inserendo tecniche e impianti d'avanguardia. Ma il vero colpo d'ala lo ha avuto tre anni fa il figlio Alberto, 49 anni. Di fronte all'avvento di Internet capì che la rete avrebbe potuto essere un'opportunità di espansione del suo business, proprio mentre molti suoi colleghi vivevano invece questa novità come una vera e propria minaccia. "Internet", dice, "non è che una variante nel mondo della comunicazione. E se i miei clienti (16 mila, per un fatturato di 50 miliardi,ndr) vogliono siti web e pagine elettroniche anziché i dépliant su carta,tanto vale produrli". Oggi alla Poligrafica San Faustino ( che mantiene il nome della vecchia categoria) 50 dipendenti sui 200 complessivi sono grafici e creativi dedicati alla produzione informatica. Ma c'è stata anche una ulteriore e inattesa evoluzione. " Mi sono infatti reso conto",dice Frigoli, "che i clienti per i quali producevo soluzioni elettroniche di comunicazione cercavano anche nuove strade di vendita". Così è nato un vero e proprio ipermercato(www. carossi.it) all'interno del quale decine d'imprese godono di uno spazio di vendita proprio. Aperto ufficialmente nel settembre dell'anno scorso, articolato in 60 diverse vetrine ( tra breve saranno 70), si basa su un software di vendita molto semplice per l'utente e, grazie a un sistema protetto messo a punto insieme a Carialo, totalmente sicuro nei pagamenti.

SOTTO IL VESTITO INTERNET
L'anno scorso ha prodotto e venduto in ogni parte del modulo 45mila abiti da sposa e fatturato 110 miliardi. Tutti i capi su misura,e tutti realizzati grazie alla rete . Emiliano Costantino, 47 anni, ha il suo quartier generale a Vinosa, in Puglia. All'età di 18 anni, diplomato a pieni voti perito tecnico,fu subito assunto all'Italsider di Taranto. Vi rimase una settimana. L a mamma Felicetta, che da quando aveva 13 anni cuciva trapunte per i corredi delle spose, e via via era passata a commercializzare corredi interni e abiti da sposa bianchi, lo volle accanto a sé. Ma Costantino preferì,prima, prendersi un periodo negli Stati Uniti. " Mi iscrissi ad Harvard, dove mi sono laureato in economia aziendale",dice, "contemporaneamente lavorai nell'azienda curava la corsa di Jimmy Carter alla presidenza. Feci parte del suo staff. Maturai personalmente e professionalmente, fino a sentirmi pronto a diventare consulente dell'impresa di famiglia". Tornò nel 1974 e acquistò il suo primo computer. I l risultato? Immaginate una qualsiasi ragazza di Tokyo,o Los Angeles o di Londra, che entra in uno dei 2 mila negozi convenzionati Costantino, e sceglie sul catalogo il modello che preferisce, apportando tutte le varianti che ritiene opportune, e aggiungendo gli accessori necessari. Tramite Internet vengono subito inviate a Ginosa non solo queste informazioni, ma anche una immagine digitale della futura sposa e le sue misure. Un programma speciale elabora in azienda da una Équipe guidata dallo stesso Costantino è in grado di rinviare a Tokyo(o ovunque nel mondo), in meno di cinque minuti, l'elaborazione fotografica dell'interessata vestita dell'abito che sognava di avere. E se la cliente trova soddisfacente la proposta, l'ordine di produzione viene immediatamente inoltrato all'unità produttiva competente per zona: in Thailandia (520 dipendenti) per i mercati di Asia e Oceania; in Messico (250 addetti) per il continente americano; o in Tunisia (75 addetti) per l'Europa. Entro 72 ore l'abito, perfettamente su misura, viene recapitato. "Con questo sistema",dice Costantino,"siamo ora i primi a proporre anche capi da sposa di alta moda firmati dallo stilista Francesco Arena. Ed è la prima griffe al mondo, a quanto ci risulta, a essere venduta su misura in rete".